Prendo spunto dal servizio televisivo di ieri sera delle famose “Iene”, per scrivere questo breve articolo sulla coltivazione della canapa.
Non entro nel merito della storia di questa coltura, che per secoli ha padroneggiato nell’economia agricola italiana, per poi entrare in crisi alla fine degli anni 50’ a seguito dell’alto tasso di sostituzione tra materiali sintetici derivati dal petrolio e fibre tessili della canapa (Cannabis sativa). Inutile ricordare come, inoltre, la crisi del settore si sia accentuata con l’introduzione di misure restrittive orientate verso la criminalizzazione dell’effetto stupefacente di questa pianta, vero motivo della sua scomparsa.
La Legge n. 242/2016 ha liberalizzato l’attività di coltivazione della canapa, ma sono ammesse alla libera coltivazione solo le varietà presenti nel Catalogo comune delle specie, secondo la direttiva CE 2002/53. Le varietà iscritte in tale catalogo non rientrano infatti tra le sostanze stupefacenti.
Chiariamo quindi quali gli adempimenti a carico dell’agricoltore che volesse coltivare canapa, e a cosa deve stare attento.
Innanzitutto, le sementi che possono essere coltivate devono essere registrate nell’Unione Europea e devono avere un contenuto massimo di THC certificato, cioè del principio attivo, pari allo 0,2%. Il coltivatore ha l’obbligo di conservare al minimo per 12 mesi i documenti che specificano quali sono i semi acquistati, banalmente i cartellini, oltreché conservare le fatture di acquisto di tali sementi, come richiesto dalla legge.
Conservazione per almeno 12 mesi di etichette e cartellini riguardanti le sementi acquistate, oltreché dei documenti di acquisto
A differenza del passato, il coltivatore di canapa non ha bisogno di autorizzazioni per procedere con la semina e l’inizio della coltivazione.
Non ne deve essere più data notizia alla più vicina stazione delle forze dell’ordine, come richiesto in precedenza.
Per stabilire se la pianta coltivata è legale o meno quindi, tutto ruota attorno al livello di THC rilevato. Cosa succede se il valore supera lo 0,2%? In quali sanzioni incorre il coltivatore?
Se il livello rilevato, ad esempio tramite prelevamento a campione da parte delle forze dell’ordine, oscilla tra lo 0,2% e lo 0,6%, non ci saranno conseguenze dirette per il coltivatore. Nel momento in cui invece il livello di THC superi anche la soglia dello 0,6%, verrà esclusa la responsabilità del coltivatore ma ci sarà la possibilità da parte dell’autorità giudiziaria di disporre la distruzione delle piante o il sequestro del terreno coltivato.
Il grande passo a sostegno della filiera di produzione della canapa è stato quindi effettuato. Risulta ben visibile inoltre l’incentivo attribuito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che compatibilmente con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, destina annualmente una quota delle risorse disponibili a valere sui piani nazionali di settore di propria competenza, nel limite massimo di 700.000 euro, per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione di questo settore (art. 6, L. 242/2016).
Come hanno già commentate i media, è iniziata l’era della “Cannabis Light”, nuova possibilità di reddito per gli agricoltori italiani ed europei.
Fonti:
– Direttiva CE 2002/53;
– Legge n. 242/2016