Perchè gli agricoltori non pagano le tasse?

Vi do un consiglio: non è la domanda migliore da inserire in una conversazione con viticoltori e agricoltori di tutti i tipi.

Ecco il perchè!

Innanzitutto mi correggo nei termini: parliamo di seguito di imposte e non di tasse anche se il termine “tasse” è il più conosciuto nonchè di comune utilizzo.

Da brava commercialista lasciatemi essere precisa e specificare che:

L’ imposta è un tributo imposto dallo Stato o dalla Regione il cui prelievo coattivo non corrisponde ad uno specifico servizio. (Es. Irpef, Ires, Irap)

La tassa è una somma che viene richiesta dallo Stato, Regione, Provincia, Comune o altro Ente per la corresponsione di uno specifico servizio. (Es. Tassa sul servizio rifiuti)

Nello specifico parliamo di imposte sui redditi prodotti dall’attività agricola poste a confronto con le imposte sui redditi della attività artigianali, commerciali e industriali.

Tornando al tema di questo articolo cerco di spiegarvi perchè si è diffusa questa certezza, errata, in merito alla mancanza di imposte in agricoltura.
Il reddito imponibile nell’attività agricola pura, ossia riguardante la sola attività principale e non quella connessa, non risulta determinato secondo la regola del “ricavi – costi” bensì attraverso la determinazione del reddito catastale. Questo reddito catastale, che a sua volta è suddiviso in reddito agrario e reddito dominicale, è determinato dall’Agenzia delle Entrate (ex-Agenzia del Territorio) e diversificato per ogni singolo bene immobile in base alle caratteristiche e alla coltura.
Capite bene che in determinati casi il confronto tra reddito catastale e reddito derivante da Ricavi-Costi è risibile in quanto notevolmente inferiore il primo rispetto al secondo.
Da qui la constatazione che, diminuita la base imponibile, il carico fiscale sulle aziende agricole sia molto più basso rispetto alle altre attività commerciali, artigianali e industriali.
Va detto anche, però, che nelle determinazione catastale del reddito non è possibile il riporto delle perdite in quanto tale situazione non si può verificare. Situazione diversa e ben conosciuta invece nelle aziende che determinano il reddito imponibile togliendo i costi ai ricavi.
E’ sempre vero quindi che gli agricoltori pagano meno imposte? Direi di no, soprattutto avendo riguardo alla situazione particolare dell’azienda, alla sua fase di vita e agli investimenti pianificati per il futuro!
Perché questo trattamento “di favore” vi chiederete?
Storicamente il Legislatore vuole sostenere il settore primario sia perché fonte insostituibile di risorse, collegate ad un terreno unico e non replicabile se non ora con nuove tecnologie e crescita verticale, sia perché l’agricoltura risente notevolmente di fenomeni atmosferici, stagionali e legati a malattie delle colture che spesso non possono essere controllati o del tutto evitati.

A questo punto mi sento di affermare che vi è la certezza di un carico fiscale meno invasivo rispetto alle altre attività industriali, commerciali e artigianali in una situazione di stabilità degli utili aziendali, che va a compensare il carico di variabili esogene che le attività agricole sono abituate a tenere in considerazione e talvolta purtroppo soffrire.

 

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